Ricerca
comunità e distretti

La cura pastorale (2): Preoccuparsi realmente

Preoccuparsi del prossimo funziona solo se ci si focalizza sull’essenziale. Come riuscirci? Gesù Cristo ha dato l’esempio: la sua cura pastorale in sette approcci.

 
/api/media/513322/process?crop=fixwidth&filetype=jpg&height=1500&token=e317010718528d6a85663f5890197ff9%3A1743301755%3A6772648&width=1500
 

Le preoccupazioni degli uomini sono molteplici: mangiare, avere una casa, lavorare, la sicurezza e la pace nel mondo. Ogni anno ampie statistiche riguardanti i timori che condizionano la nostra vita sono pubblicati nei diversi paesi. Gesù Cristo conosceva già queste preoccupazioni, ma anche la ricerca della sopravvivenza. Il suo consiglio era il seguente: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso.” (Matteo 6,33). Ciò che riconosciamo facilmente: la sua preoccupazione si indirizzava alle anime, in ogni cosa e il suo sguardo era voltato verso la vita eterna.

La cura pastorale è una missione creatrice d’identità

Il bisogno e la missione della cura pastorale è di preoccuparsi nel modo giusto. Il Figlio di Dio ne era un eccellente esempio. Nessuno riusciva meglio di lui a volgersi verso il prossimo, percepire la sua angoscia per fortificarlo e accompagnarlo. Per lui non era solo un bisogno temporaneo del cuore, ma una missione di vita, fino alla croce e anche oltre. Lo ha detto lui stesso chiaramente: “Perché il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto.” (Luca 19, 10) e “Mentre io ero con loro, io li conservavo nel tuo nome; quelli che tu mi hai dati, li ho anche conservati.” (Giovanni 17, 12°)

La cura pastorale è versatile, ma sempre con amore

Gesù Cristo ha spiegato come preoccuparsi nel modo giusto e come accompagnare il prossimo nelle sue preoccupazioni e lo ha messo in pratica:

  • la cura pastorale si volge verso altrui. Nessuno è escluso, ognuno è stimato e ogni anima vale la pena prendersene cura. La conversazione con la donna samaritana alla fonte di Giacobbe (Giovanni 4), la conversazione a casa del pubblicano disprezzato Zaccheo (Luca 19) e il pasto con Levi e il suo collega sgradevole (Marco 2, 13-17) lo sottolineano chiaramente: Gesù ignora le convenzioni. Non è interessato ad un riconoscimento sociale, né dell’opinione di chi lo circonda o del proprio profitto; a lui importa la condizione mentale del prossimo.
  • La cura pastorale dà pace. “La pace sia con voi!”; Gesù Cristo inizia o termina ogni incontro pastorale con un saluto di pace. Alcuni inizi di conversazione turbano i suoi interlocutori (come durante la sua apparizione dopo la sua risurrezione, Luca 24, 36-43), alcuni richiami fanno presagire l’impotenza (in particolare quando manda i suoi discepoli, Giovanni 20, 19-23). Però Gesù non desidera destabilizzare, ma dare pace e sicurezza in ogni circostanza.
  • La cura pastorale insegna la volontà di Dio. La cura pastorale mette in primo piano le cose essenziali. L’amore di Dio e la sua volontà sono messi in rilievo. La cura pastorale è credibile, veritiera, sincera e sempre intensa in diversi modi: a Pilato, disse brevemente: “Il mio regno non è di questo mondo” (Giovanni 18, 36). Gesù si misura con coloro che cercano, come Nicodemo, con spiegazioni teologiche (Giovanni 3) e controbatte agli scribi in modo mirato facendoli confrontare con le loro leggi (Matteo 23, 23)
  • La cura pastorale sostiene il prossimo. L’angoscia del prossimo è quella dell’incaricato della cura pastorale. Gesù percepisce, prova compassione, cambia le circostanze. Riporta in vita il giovane ridandolo a sua madre come figlio e sostegno della famiglia (Luca 7, 11-15), perdona i peccati al paralitico e lo guarisce (Matteo 9, 2-7) e, nel suo discorso sul giudizio contro le nazioni, Gesù evidenzia il fatto che i suoi discepoli devono anche trasformare l’angoscia del prossimo (Matteo 25, 31-40). Perché ciò che fanno, lo fanno a Gesù Cristo stesso. E questo dimostra anche che la cura pastorale è molto più che “Ce la farai!”
  • La cura pastorale attira l’attenzione sul potere della preghiera. Spesso Gesù ha riconfermato il potere del dialogo con Dio. Ha insegnato la preghiera al prossimo (Matteo 6, 5-13) e l’ha incoraggiato ad avere fiducia nella preghiera (Luca 11, 9-13; Luca 18, 1-8). La cura pastorale non è dimostrare la propria superiorità e la propria forza, ma fortificare la forza nel prossimo.
  • La cura pastorale rialza. Fortificare, consolare, edificare, questo è il centro della cura pastorale. Per Gesù Cristo, non si trattava di stigmatizzare l’altro né di punirlo o di dare un giudizio. Ha attirato l’attenzione sul peccato, ha messo in guardia e ha lasciato il peccatore impunito (Giovanni 8, 2-11). La cura pastorale non giudica, ma edifica e rialza.
  • La cura pastorale non controlla. La cura pastorale non perseguita il prossimo, né fisicamente né moralmente. Spiega e sostiene, ma non pretende, non incalza, non controlla. Dopo l’insegnamento dato all’uomo ricco, Gesù si ritira lasciando il giovane uomo prendere le proprie decisioni (Matteo 19, 16-26). Per quanto riguarda invece la sua cura pastorale infruttuosa a Gerusalemme, si lamenta sottovoce davanti la città senza pretendere imitazione né ubbidienza (Matteo 23, 37-39).

“Preoccuparsi realmente”, Gesù ne ha dato l’esempio. Non solo una volta, ma tutta la vita. Era una missione della sua vita, era la sua natura. Si è veramente preoccupato, si è preoccupato nel modo giusto.

 

Fotografie: Yevhenii - adobe.com
Autore: Oliver Rütten
Data: 04.04.2020
Categorie: Fede